Agenzia generale del suicidio e altri scritti

15,68 

traduzione dal francese di Caterina Pastura

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Isbn 9791280874054 Categorie ,

Descrizione

L’opera e l’esistenza alquanto irregolari di Jacques Rigaut sono testimoniate dai pochissimi scritti che pubblicò quando era in vita, da prose brevi postume e dalle lettere. Come il contemporaneo Jacques Vaché – proposto in questa stessa collana – Rigaut non fu letterato di professione, piuttosto un dannato del gesto della scrittura, della vita e della morte che lo scrivere si porta dentro. «Il libro è un gesto» afferma, e agli amici surrealisti dichiara: «Voi siete tutti poeti, io sono dalla parte della morte».

L’andatura frammentaria di queste pagine tese, urticanti e sarcastiche fino al cinismo, sprigiona innegabilmente il ghigno sinistro di un’epoca, il Novecento, con i suoi eccessi, i suoi travagli. Eppure, tra le righe dell’ostinazione nichilista del dandy che per alcuni è uno «Chamfort nero», emergono le tracce di una sensibilità raffinata, di sentimenti trattenuti in travisamenti, sempre sul limitare tra verità e menzogna, autenticità e artificio, scherno e tragedia. Non a caso è lo specchio – e il gesto di attraversarlo – a funzionare per l’autore come pagina viva non scritta, come spazio di ogni doppiezza, di ogni cominciamento e fine. Così come non a caso sono alcune lettere – qui riportate per la prima volta in italiano, insieme ad altre pagine inedite – a lasciare intravedere i tratti sotto la maschera di una personalità brillante e dissacrante, di un personaggio in pieno stile dadaista.

Drieu La Rochelle fece di Rigaut il protagonista di tre sue opere: La valise vide, Addio a Gonzague e Fuoco fatuo, romanzo da cui Louis Malle realizzerà nel 1963 il film omonimo.

«Io posso scorgere me stesso solo su un giornale, in una vasca da bagno, nel freddo, in un viaggio, in una cravatta – ho bisogno di una città per incontrare il mio cuore.»

Jacques Rigaut

Jacques Rigaut nasce a Parigi nel 1898. Dopo gli anni di liceo, nel 1916 si avvia agli studi di giurisprudenza e si arruola nell’esercito per partecipare alla Prima guerra mondiale. Smobilitato nel 1919, riprende gli studi e comincia a frequentare gli ambienti letterari. Incontra così Pierre Drieu La Rochelle e Jean Cocteau e si avvicina al movimento Dada. Nel 1920 escono i suoi primi scritti sulla rivista Action, quindi su Littérature. Al tramonto dell’esperienza dadaista, nel 1923 smette di frequentare gli ambienti delle avanguardie artistiche e conduce una vita da dandy (squattrinato); The little Review, negli Stati Uniti, pubblica intanto una sua raccolta di aforismi. Nel 1926, sposa la ricca americana Gladys Barber e vive a fasi alterne in America, sempre schiavo dell’alcool e delle droghe, fino al 1928, quando torna definitivamente in Francia, passando da una clinica all’altra nel tentativo di disintossicarsi. La mattina del 6 novembre 1929 porta a termine il progetto a lungo concepito di suicidarsi, sparandosi un colpo al cuore. Di Jacques Rigaut, in Italia è stata pubblicata ma è da tempo introvabile, la raccolta di scritti Agenzia generale del suicidio (le nubi edizioni). In questa nostra nuova edizione, figurano tradotti per la prima volta una selezione di alcuni altri scritti e frammenti postumi e nove lettere tratte dalla corrispondenza con Simone Khan.

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