Lettere di guerra

1916-1918

15,68 

Traduzione dal francese di Caterina Pastura

Edizione con le illustrazioni originali dell’autore

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Isbn 9791280874030 Categorie ,

Descrizione

«Niente uccide un uomo come l’obbligo di rappresentare una nazione.»

Le Lettere di guerra di Jacques Vaché sono, come ebbe a dire André Breton, «rarissimi concentrati di resistenza assoluta»; sono la testimonianza del talento di un precoce antesignano del surrealismo e, al contempo, di uno sguardo acuto, sarcastico, disincantato,  sull’orrore e l’assurdità del «Grande spettacolo», la guerra 1914-18.
Se di quel talento il lettore potrà rendersi conto grazie alle quindici lettere che Vaché invia dalle trincee ad André Breton, Théodore Fraenkel e Louis Aragon, tra il 1916 e il 1918 – qui  riportate in  nuova traduzione, dopo quelle uscite nel 1978 e nel 2005 – più e meglio si potrà cogliere il suo sguardo caustico e poetico nelle quarantasei lettere, tradotte per la prima volta in italiano,  che scrive  nello stesso arco di tempo all’amica Jeanne Derrien.
Dandy anarchico, imprevedibile e anticonformista, Jacques Vaché sigla con nomi diversi le sue lettere e accompagna la scrittura con schizzi e disegni intrisi della medesima ironia delle parole con cui cattura la desolazione e lo smarrimento dinanzi al grande décervelage, il decervellamento di massa: la guerra.
Scrittore di nessun libro, Vaché è autore di un’opera diversa da quelle cui attendeva o che progettava di creare: le sue lettere. Anacronismi, come spesso sono le lettere, che resistono, si perdono, trovano impreviste destinazioni.

 

Rassegna stampa
Disgusto e provocazione: Jacques Vaché, di Pasquale Di Palmo, «Snaporaz», 14 settembre 2023.

Jacques Vaché

Figlio di un ufficiale di marina, fin dagli anni della scuola manifesta l’inclinazione per le arti, la letteratura e un irriverente disincanto con cui osserva e traduce anche in immagini la realtà del suo tempo. Nel corso dell’anno scolastico 1911-12 forma il gruppetto di liceali che si chiameranno Sârs e che, l’anno dopo, pubblicheranno le riviste anticonformiste En route, mauvaise troupe e Le canard sauvage. Nel 1914 è chiamato al fronte; ferito e ricoverato all’ospedale di Nantes, nel 1915 tornerà in trincea come interprete nel contingente inglese. Rimarrà sotto le armi fino alla fine del conflitto, con diverse destinazioni ma quasi sempre da interprete, e morirà in circostanze poco chiare all’Hôtel de France di Nantes, il 6 gennaio 1919, per un’overdose di oppio.

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